Ho una domanda da fare al ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo

Prima di fare questa domanda vorrei fare una premessa sulla creatività e il nostro sistema scolastico, tralasciando per un istante tutti i problemi che affliggono la scuola pubblica in Italia. D’altronde se qui si scrive di ciò che non si trova sui quotidiani, allora non parlerò del rincaro delle mense scolastiche, del problema dei maestri precari, della sicurezza negli edifici e quant’altro. Questi non sono problemi secondari, certamente, ma credo che la sostanza, comunque, sia ben altra.

Ultimamente mi è capitato di rileggere e rivedere alcuni interventi di Sir Ken Robinson , pedagogista fuori dagli schemi. Sir Ken Robinson ha insegnato Educazione Artistica all’Università di Warwick (Gran Bretagna) per molto tempo e ha ricevuto la nomina di baronetto per i suoi contributi al mondo dell’arte nel 2003. Si è trasferito a Los Angeles. Ha scritto molti libri, tra cui “Out of mind: Learning to be creative”. Nessun libro è stato tradotto in italiano. E già qui mi si pone una semplice domanda: perchè?

Vado avanti. Quello che lui in sostanza afferma è che la scuola di oggi è una scuola antica, concepita “nel clima culturale e intellettuale dell’Illuminismo e nelle circostanze economiche della prima rivoluzione industriale”. La prova è che le scuole sono ancora organizzate sul modello della linea di produzione, come in una fabbrica. “Ci sono le campanelle, delle strutture separate per sesso, gli alunni si specializzano in materie diverse. Educhiamo ancora i bambini per annate: li inseriamo nel sistema raggruppandoli per età”. La scuola è come una catena di montaggio da cui possono uscire solo due tipi di prodotti: studiosi e svogliati. Ma ci sono ragazzi più bravi in certe materie, più predisposti  in certi momenti della giornata, alcuni vanno meglio se lavorano in gruppi piccoli o grandi, altri se lavorano da soli… Se siamo davvero interessati a un modello educativo non possiamo allora partire dall’idea di una “linea di produzione”, che prevede una crescita omologante e conformista. Questo però è radicato nell’istruzione pubblica attuale, che divide fra accademici e non accademici, fra intelligenti e non intelligenti, normodotati e non. La conseguenza è che molte persone brillanti pensano di non esserlo affatto. Questo modello ha funzionato bene per alcuni, ma per molti altri no, ha causato caos, frustrazioni e diffuso una sorta di peste moderna genericamente definita “disturbi dell’attenzione”.

Per Robinson ciò accade poiché i percorsi scolastici allontanano mediamente le persone dai propri talenti e passioni naturali.

Affidiamo l’educazione e la formazione dei nostri figli a una scuola che non va al passo con i tempi, la tecnologia corre, anzi, decolla, le lauree aumentano, perdono d’efficacia, non servono più a garantire un lavoro. Serve altro. Serve l’ascolto, serve il nostro interesse come genitori, amore e voglia di verità. Ecco allora la necessità di una rivoluzione culturale che sconvolga i principi su cui un po’ in ogni parte del mondo si è abituati a concepire il percorso formativo scolastico, dall’asilo all’università. Come? Robinson propone di sviluppare il “ pensiero laterale” nei nostri bambini, espressione coniata dallo psicologo maltese Edward De Bono che indica una capacità di risolvere i problemi in modo creativo e da diverse prospettive. “La creatività – afferma – è un processo che genera idee originali che hanno valore; il pensiero laterale è una capacità (essenziale per la creatività) di vedere molteplici risposte a una medesima domanda”. È la realtà stessa che dovrebbe guidarci: secondo studi effettuati, i bambini della scuola materna superano al 98% i test sulla brillantezza del pensiero laterale, trovando per esempio centinaia di risposte diverse se viene chiesto loro di pensare utilizzi possibili alternativi di strumenti di uso quotidiano; gli stessi bambini riesaminati a 8-10 anni e poi a 13-15 peggiorano in modo esponenziale nelle performance di risposta.

Secondo Robinson il modello di educazione globale dovrebbe essere revisionato, occupandosi di più dei reali bisogni di ogni singolo bambino. Non ci dovrebbe essere una gerarchia di materia stilata in base alla spendibilità lavorativa di ciascuna di esse. Invece si spinge un bambino a studiare matematica piuttosto che musica, lingue straniere piuttosto che arte, senza minimamente pensare al talento nascosto che c’è in lui. Questo mortifica l’individuo, ma in realtà non gli è stata data l’opportunità di scoprire la sua (vera e non presunta) strada. Siamo sempre pronti noi genitori a “interpretare” le doti e inclinazioni dei nostri figli, cadendo spesso nell’errore di farli imboccare una strada che, o segue la nostra, oppure segue quella di un nostro sogno mai realizzato. Me lo sono posto il problema, come mamma, e restare lucidi non è facile.

Allora, la domanda che mi viene, semplice, chiara è: signor Ministro, perchè non abbiamo mai avuto il piacere di invitare sir Ken Robinson e perché non farlo ora? I prossimo 10 11 e 12 ottobre, ad esempio, si terrà a Napoli la Smart Education & Technology days – 3 Giorni per la Scuola, tre giornate interamente dedicate ai docenti di scuole materne, primarie, secondarie di primo e secondo grado, dirigenti scolastici, studenti, educatori, formatori, a confronto con istituzioni, realtà associative e professionali, aziende produttrici di beni e servizi per il mondo della scuola, della didattica e della formazione. …non poteva essere una buona occasione?

 

Consuelo Canducci

 

 

 

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