L’Ago, il Filo e il Nodo, in realtà, da sciogliere

Il restauro conservativo del monumento di piazzale Cadorna prevede “…prima l’eliminazione poi il controllo dei fenomeni di degrado delle superfici e dei materiali innovativi con i quali è realizzato”. Immagino,in sostanza, che lo debbano lavare. E ripulire dallo smog. Certo che ne aveva, di smog…Stando alle date, i cartelloni pubblicitari che lo ricoprono sono apparsi lo scorso 3 Settembre. C’è da chiedersi in cosa consista questo lavoro di manutenzione. Lo lavano? Lo lustrano? Incerano? Di qui le polemiche che ormai tutti sappiamo:

I maxi poster pubblicitari installati per coprire il cantiere di restauro del monumento sarebbero risultati privi delle necessarie autorizzazioni comunali. E vabbé…Il Comune non poteva permettere che tali poster fossero montati senza un provvedimento che ne consentisse il posizionamento. Così la concessionaria titolare dello sfruttamento pubblicitario ha provveduto in tutta fretta a rimuovere i teloni il 4 pomeriggio, salvo installarli nuovamente il 5. Tutto questo perché nel frattempo il Comune si è premurato di rilasciare l’autorizzazione all’esposizione, in barba agli usuali 30 giorni necessari.

Non è stata fatta una gara pubblica. Pare che il Comune di Milano non faccia più gare pubbliche da sette anni. L’ultima è stata quella relativa al restauro delle mura spagnole del 2006. Da allora tutti i monumenti e i palazzi storici sono sempre stati assegnati senza gara pubblica. E qui si spalanca tutto il tema dello sfruttamento pubblicitario dei cantieri, in mano sempre alle stesse società. Mancata garanzia di trasparenza, chiamiamola così.

L’enorme sproporzione tra costi e ricavi: il cantiere costa 100mila euro. Tmc (concessionaria della pubblicità) vende gli spazi per l’affissione al prezzo di listino di 275 mila euro al mese e ne dà 15 mila all’impresa appaltatrice; il Comune incassa 24 mila euro al mese tra poster e imposte. I ricavi dichiarati dalla concessionaria sono superiori agli 800mila euro. La sproporzione tra ricavi e spese è evidente.
Queste cose sono state dette. E ridette.
Ma tutte le volte che sono passata da piazzale Cadorna (e mi capita spesso), non ho mai visto l’ombra di un operaio dentro il cubo che avvolge l’ago. No, non passo sempre all’ora della pausa pranzo.

Torno per un attimo a quel “…prima l’eliminazione poi il controllo dei fenomeni di degrado delle superfici e dei materiali innovativi con i quali è realizzato”. Per quanto riguarda l’eliminazione intuisco che sia il lavaggio. Ma il controllo? Ah! Ho capito, il lavaggio lo hanno già fatto (eddai, non ci vorranno mica due mesi per lavare un monumento come quello), ora sono passati alla fase di “controllo”, che presumibilmente consiste nell’inscatolare il monumento, ricoprirlo di pubblicità e controllare che nessuno rompa le scatole.

 

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