Blogger condannata per commenti diffamatori (non suoi)

 

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Il gestore di un forum di discussione può essere ritenuto responsabile dell’eventuale uso di toni diffamatori nei contenuti pubblicati dagli utenti? Secondo il Tribunale di Varese, sì. Tanto da condannare per diffamazione  Linda Rando,  blogger di Rovigo, ritenuta  “responsabile di tutti i contenuti della pagina web“. Ora Linda si vedrà costretta a pagare una multa di mille euro, e a risarcire di cinquemila euro la diffamata.

Il forum  in questione, interno al sito Writer’s Dream,  tratta di editoria, libri e scrittura. Ed è diventato in poco tempo una community molto frequentata e seguita. Dove si dibatte e si recensiscono le case editrici. La discussione “incriminata” si riferiva al fatto che molte case editrici facciano pagare le pubblicazioni degli autori emergenti. Da lì è nato un acceso dibattito e non sono mancati  improperi (direi giustificati) indirizzati ad alcuni editori.

Cosicché la proprietaria di una casa editrice, molto criticata da alcuni scrittori ed apostrofata con epiteti pesanti, come ad esempio “truffatori” e “strozzini”, ha deciso di adire le vie legali nei confronti della gestrice del forum e non degli autori degli insulti. Anche se gli iscritti al forum siano assoggettati alla regola secondo cui, per ogni cosa scritta devono risponderne personalmente di fronte alla legge.

Il contenzioso ha avuto un esito inaspettato. La sentenza dice: “la disponibilità dell’amministrazione del sito rende l’imputata responsabile di tutti i contenuti di esso accessibili dalla rete, sia quelli inseriti da Lei stessa, sia quelli inseriti da utenti; è indifferente sotto questo profilo sia l’esistenza di una forma di filtro (poiché in tal caso i contenuti lesivo dell’altrui onorabilità devono ritenersi specificamente approvato dal dominus) sia l’inesistenza di filtri (poiché in tal caso i contenuti lesivi dell’altrui onorabilità devono ritenersi genericamente e incondizionatamente approvati dal dominus)”

La ragazza intanto si difende e commenta: “Sono contro la censura, faremo ricorso perché io non sono un direttore di testata”. Certo, Linda ha ragione. Ma, a proposito, la Corte di Cassazione non aveva stabilito che neppure un direttore responsabile di un periodico online può essere chiamato a rispondere dei commenti postati dai lettori?

Non si vorrà mica sostenere che i gestori dei vari social network sono responsabili dei milioni di commenti postati?  O ancora, cosa dovremmo pensare degli scambi di cinguettii dai toni a dir poco spregevoli che si scambiano i nostri politici. Una quantità enorme, smisurata di informazioni e commenti che ogni minuto si riversa nel web dovrebbe essere censurata?

Nemmeno i fornitori di hosting hanno l’obbligo di fltrare i contenuti. Ma dove siamo? In che mondo vivono i giudici del Tribunale di Varese? Sicuramente lontani anni luce dalle parole del Relatore Speciale ONU, Frank La Rue,  in merito alla libertà di espressione ( con particolare riferimento alla diffusione di contenuti violenti online):

“Gli Stati dovranno essere abilitati a richiedere la rimozione dei contenuti incriminati, solo su ordine della magistratura e gli intermediari non dovranno, in nessun caso, essere considerati responsabili di contenuti dei quali non sono autori. Egualmente dovrà essere garantito il diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero online in forma anonima”.

Delle due l’una. O i giudici del Tribunale di Varese hanno preso un abbaglio. Oppure nella giurisprudenza è in atto una involuzione rispetto agli orientamenti consolidatisi, che potrebbe portare ad una rischiosa e grave limitazione della libertà di espressione.

 

 

 

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