“Nutrire il Pianeta” a suon di salsiccia calabrese e birra

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Il tema dell’expo  Milano 2015, “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, affronta il problema del nutrimento dell’uomo e della Terra e si pone come “momento di dialogo tra i protagonisti della comunità internazionale sulle principali sfide dell’umanità (…)E’ possibile garantire cibo e acqua alla popolazione mondiale? Aumentare la sicurezza alimentare? Proporre nuove soluzioni e nuove prospettive in grado di tutelare la biodiversità del Pianeta?

Certo che è possibile! E Pisapia non ha dubbi sulla formula da utilizzare.  A cominciare dalla corsa contro il tempo per terminare i lavori dell’Expo Gate nell’area Castello-Cairoli: modificando la viabilità del centro e inaugurando l’ormai tanto discusso “cancello” – tra palloncini, maschere, parate, cabaret – il tutto condito dall’entrata in scena degli chef stellatissimi Andrea Berton, Carlo Cracco e Davide Oldani, che hanno deliziato i cittadini il giorno della cerimonia ufficiale, cucinando un risotto allo zafferano preparato con spezie da tutto il mondo.

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Fin qui tutto bene, anche se, abbassando lo sguardo, si potevano vedere (e se ne vedono ancora) in giro cazzuole e pennelli sporchi di pittura fresca, viti sparse qua e là e mucchietti di calcinacci nascosti “sotto al tappeto”.

Ma una volta calato il sipario dei grandi festeggiamenti (o forse per evitare cali di zuccheri  da parte dei visitatori?) il Comune di Milano ha pensato bene di allestire, nella nuovissima zona pedonale che sorge alle spalle dell’Expo Gate, il Mercato Universale: una fiera  dell’enogastronomia denoialtri “tra artigianato, moda e sapori”, che di Universale ha ben poco ma di Mercato tanto.

Sì, perché passeggiando tra le bancarelle è impossibile non imbattersi, oltre che negli odori nauseabondi di frittura misti a urina, nella grande offerta di cibi spazzatura: salsicce dall’origine sospetta, patate surgelate e fritte come se piovessero, hot dog in batteria, birra tedesca allungata con acqua (quella del sindaco però) e una variegata scelta tra i piatti più pesanti della cucina internazionale e nostrana. Immancabile lo stand che offre churrasco brasiliano, che ci sta come il cavolo a merenda, tanto per dire. Ma i Mondiali sono ormai alle porte (o alla porta) e un mega schermo e due mulatte non li si negano a nessuno.

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Per non parlare poi degli stand dedicati all’artigianato (locale? non locale? universale? boh…). Perché se il cibo offerto è poco attinente con il tema di Expo 2015, gli articoli esposti lo sono ancora meno. Perché si tratta perlopiù di una paccottiglia di cineserie e made in Italy di bassa qualità: si va dai fiori dai fiori secchi (perché si sa, la biodiversità è cosa da preservare) alle pantofole da casa (e qui tutto il mondo è paese), passando per i corpetti sadomaso in ecopelle (e qui ci riallacciamo all’altro grande tema di Expo 2015, quello della sostenibilità), fino ad arrivare alle sciarpe delle squadre di calcio. Insomma, ce n’è per tutti i gusti.

Sarà forse stato un escamotage  del nostro caro sindaco per distogliere l’attenzione dei discreti e chiccosissimi abitanti della zona dal tanto famigerato “Gate” della discordia? Quello che non piace a nessuno? Quello che “mi fa riflesso quando batte il sole?” Credo proprio di sì, perché il puzzolente mercatino “Universale” ha offuscato ormai la bruttezza di Expo Gate.

A godere però ci sono loro, i clochard. O più meneghinamente parlando, i “barbun”: se vi capita di passare da quelle parti la mattina presto, li potete vedere all’opera, intenti a rovistare tra la spazzatura alla ricerca di un pezzo di picanha all’aglio o di qualche chicco di paella della bassa. Sarà, ma se penso che qualche metro più in là c’è l’Acquario Civico di Milano, padiglione costruito nel 1906 in occasione, appunto, dell’Expo mi viene lo sconforto.

 

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Non tanto perché ad oggi sia considerato uno degli edifici di maggior pregio e significato del liberty italiano, o perché sia il terzo acquario più antico d’Europa. Ma  per il fatto che possa non avere più il primato di “unico” padiglione costruito nel parco Sempione a non essere smantellato una volta conclusosi l’evento…

2 Risposte a ““Nutrire il Pianeta” a suon di salsiccia calabrese e birra”

  1. Se ci fossero state le baracche con le specialità culinarie brasiliane o, ancora meglio, quelle romagnole, non l’avresti mica fatto un post così 🙂 …e comunque la salsiccia calabrese si chiama soppressata…

  2. Andrea, hai ragione su un punto. Se ci fossero state le specialità romagnole sarei stata forse più clemente. Ma solo un pò. Le specialità brasiliane purtroppo ci sono (e anche se buone non sono così in tema con l’Expo, diciamo). Per quanto riguarda la salsiccia…beh, così c’era scritto, “salsiccia calabrese”. E non sopressata… 🙂

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