Accedere a Facebook dal Deep Web: tra pedofili, spacciatori e dissidenti

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Facebook è come una malattia infettiva, dicono alcuni, tanto per fare un parallelismo calzante di questi tempi. E dunque, come tale, potrebbe anche sgonfiarsi nel giro di pochi anni. Uno scenario, questo, evocato anche di recente dai media. Causato dalla concorrenza spietata? O dalla perdita di appeal nei confronti dei più giovani, costretti a condividere la piazza virtuale con genitori e parenti che si fingono discreti ma in verità diventano dei “controllori”?

Baggianate frutto degli allarmisti e dei titolisti. Perché  i dati sono tutt’altro che negativi: Facebook ha registrato nel terzo trimestre 2014  un utile netto di 806 milioni di dollari (30 centesimi per azione), in crescita del 90% rispetto ai 425 milioni (17 centesimi per azione) di un anno fa. Inoltre gli utenti mensili attivi “sono cresciuti costantemente raggiungendo nell’ultimo trimestre quota 1,35 miliardi, contro 1,32 miliardi del secondo trimestre e 1,19 miliardi di un anno fa”. 

E questo grazie anche all’aumento dei ricavi pubblicitari da dispositivi mobili, che sono passati dal 62% del secondo trimestre (erano il 49% un anno fa) al 66%. Secondo eMarketer, infatti, entro la fine dell’anno, Facebook controllerà il 20%  del mercato della raccolta pubblicitaria via internet su dispositivi mobili. E a pagarne le conseguenze è Google, il maggior concorrente, che vede ridimensionata la sua quota di mercato, passata dal 50% di due anni fa al 45% attuale. Dunque la creatura di Zuckerberg cresce e gode di ottima salute.

E infatti  la mole di innovazioni che Mark Zuckerberg e il suo team stanno sviluppando cresce inesorabile. Suggellata dal passaggio, lo scorso giugno, del CEO di PayPal, David Marcus, alla corte di Zuckerberg. Basti pensare al fatto che Messenger è diventato di fatto obbligatorio da utilizzare se si vuole leggere un messaggio privato su Facebook. Scelta non casuale, considerate le voci secondo cui Messenger Facebook, tra non molto, potrebbe permettere di effettuare i pagamenti on line. Facendo così concorrenza spietata ad ApplePay. Altro esempio della “rivoluzione” in atto in casa Zuckerberg è il testing per l’inserimento del Buy Button direttamente dentro Facebook. La strategia, anche in questo caso, è chiara: potenziare il settore della comunicazione mobile, che è il motore attraverso il quale realizzare l’ambizioso progetto di Facebook di collegare tutto il mondo.

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E per collegare proprio tutti, anche quelli che subiscono la censura da parte di governi autoritari (vedi Cina, Iran, Corea del Nord, Vietnam e tutti quei paesi dotati di cyber-polizia che controllano le pagine e video, censurandone una parte) Facebook ha deciso di tuffarsi nel Deep Web. Si tratta di quella parte di internet inaccessibile ai comuni strumenti che usiamo per navigare e che non può essere indicizzata dai motori di ricerca come Google. Facebook apre così le porte alla rete dell’anonimato, diventando il primo sito legalmente riconosciuto a lanciare una URL ad hoc per il browser Tor.

Scaricare TOR  è una operazione estremamente facile. Io stessa ho impiegato pochissimi minuti a farla e in questo momento sto navigando in assoluto anonimato. Perché TOR, un acronimo di The Onion Router, è un sistema di anonimizzazione che permette di nascondere, gratuitamente, il proprio indirizzo IP e la propria identità in Rete. Questo è possibile grazie alle deviazioni  del traffico, che viene fatto rimbalzare da da vari computer sparsi nel mondo. Rendendo in tal modo la connessione molto più difficile da rintracciare e creando così le condizioni per aggirare la censura e la sorveglianza.

Questo giochetto ha permesso a siti come «Freedom Hosting» – chiuso a seguito di un “blitz” dell’FBI e considerato «il più grande distributore di pornografia infantile del pianeta» – di farsi bellamente i comodi propri.  Ed è dei giorni scorsi la notizia dell’arresto a San Francisco di Ross William Ulbricht, 26 anni, presunto amministratore di Silk road 2.0, la piattaforma del Deep Web che aveva sostituito Silk Road e che permetteva di comprare illegalmente armi e droga, per un giro d’affari da 8 milioni di dollari al mese e 150 mila utenti attivi.

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Al di là degli abusi, il tuffo di Zuckerberg nel Deep Web, oltre agli evidenti incrementi di utenti per Facebook, potrebbe permettere a milioni di persone sotto lo scacco della censura di denunciare ingiustizie e soprusi perpetrati dai rispettivi paesi.  Zuckerberg sostiene, infatti, che sono principalmente motivi di sicurezza e privacy che hanno portato ad aprire le porte alla rete dell’anonimato.

E chi si serve di falsi profili, invadendo la rete di porcherie varie come il phishing, le truffe, il furto di identità,  i vari spam, l’abuso di file-sharing, la diffusione di contenuti inappropriati e la pedofilia? Tranquilli, ora accedendo a Facebook tramite TOR (facebookcorewwwi.onion),  si sentirà  molto più al sicuro.

2 Risposte a “Accedere a Facebook dal Deep Web: tra pedofili, spacciatori e dissidenti”

  1. ullalà, effettivamente argomento intrigante! ho capito che la navigazione tramite Tor sembrerebbe garantire l’anonimato ‘dall’esterno’, ma siamo sicuri che il buon Zuckerberg, offrendo la possibilità di accesso a FB tramite Tor, rinunci all’acquisizione di dati ‘dall’interno’?
    Ad ogni modo la ‘battaglia’ geopolitica del controllo dei dati e conseguentemente delle transazioni (prevalentemente sul mobile) è appena cominciata e, a parte i colossi americani, stano arrivando anche nuovi player con potenziali dirompenti (vedi recente quotazione di Alibaba). ne vedremo delle belle abbastanza rapidamente a mio avviso.

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