Brasile, l’ombra di un omicidio politico sulle presidenziali?

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Domenica prossima, 5 ottobre, circa 143 milioni di elettori brasiliani andranno al voto per decidere chi sarà il nuovo presidente della Repubblica.  Calato il sipario sui Mondiali di calcio, ora i riflettori sono puntati su due donne e due partiti di sinistra: l’attuale presidente Dilma Rousseff del Partito dei lavoratori (Pt) e l’ex ministra dell’ambiente Marina Silva del Partito socialista brasiliano (Psb). Gli ultimi sondaggi,  diffusi lo scorso 30 settembre, danno Dilma Roussef al 39% delle intenzioni di voto contro il 25% di Marina Silva. Mentre il candidato di destra Aécio Neves è al 18 per cento. Se i sondaggi delle ultime settimane  si riveleranno corretti, ci sarà un secondo turno e nel ballottaggio con Marina Silva l’attuale presidente potrebbe ottenere il 47 per cento contro il 43 per cento di Silva.

La Rousseff, che insegue il secondo mandato presidenziale, è in testa soprattutto grazie al consenso tra delle classi meno favorite. C’è da dire che è avvantaggiata da una macchina elettorale molto più “oliata”, così come da maggiori spazi in televisione, nonché dalla disponibilità di maggiori fondi per la campagna. E poi vi è da considerare che il Brasile dal 2002 è governato dal suo partito  che, grazie soprattutto all’ex presidente Lula, ha lasciato una forte impronta sulla vita politica del paese.

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Marina Silva con Chico Mendes

Marina Silva, nera, di umili origini, analfabeta fino a 15 anni, resta ancora una figura enigmatica, come ha scritto la stessa BBC. Sognatrice, idealista, si presenta come la donna che vuole estirpare la corruzione, l’inefficienza e il mal governo, risanando l’economia del paese senza tagliare i programmi di welfare. La candidata fu compagna di lotta di Chico Mendes nell’attivismo ambientale, e nel 1986, entrò nel Partido dos Trabalhadores, per il quale rivestì il ruolo di segretaria nazionale dell’Ambiente. Diventò una delle principali voci in difesa dell’Amazzonia, soprattutto dopo essere stata nominata, nel 2003,  Ministro dell’Ambiente per il partito di Lula. E proprio sulle questioni che riguardano la difesa dell’ambiente Marina Silva e la Roussef ebbero le prime divergenze. Finché, a causa del mancato sostegno alla politica ambientale da parte del governo (misure cautelative contro i disboscamenti nell’Amazzonia e la questione indigena), Marina Silva rassegnò le sue dimissioni.

Va ricordato che Marina Silva è stata scelta come candidata alla presidenza del Brasile al posto di Eduardo Campos, candidato del Partito socialista brasiliano morto in seguito a un incidente aereo avvenuto il 13 agosto scorso. La stessa Marina Silva avrebbe dovuto essere su quell’aereo, ma all’ultimo momento, a causa di un cambio di programma, non vi salì. La candidata ha parlato di “provvidenza divina” riferendosi al fatto di non essersi imbarcata sul tragico volo. Stando ai sondaggi, Campos avrebbe ottenuto solo il 9 per cento dei consensi, a causa, in particolare, del fatto di non essere molto noto al grande pubblico. Marina Silva, invece, grazie alla sua lunga attività politica, è diventata un volto assai conosciuto dai brasiliani. E questo spiega il motivo per cui  la Silva è risalita nei sondaggi giungendo alle spalle della Rousseff, e assurgendo dunque ad  antagonista principale non solo del presidente della Repubblica, ma del partito dei lavoratori (PT) nel suo complesso.

Queste elezioni brasiliane sono oggetto di grande interesse da parte dei governi dell’america Latina e non solo. 9w945abd6a8lq8foo847rvz35Se la Rousseff è la favorita dei paesi latinoamericani socialisti, Silva pare essere la candidata preferita a Washington, perché offrirebbe più “garanzie”.  Il suo partito, infatti, ha aperto ad un accordo di libero scambio tra Brasile e Stati Uniti. Inoltre, la sconfitta della Rousseff migliorerebbe l’agibilità politica dell’amministrazione Obama, poiché uscirebbe  di scena un ingombrante presidente progressista. Le proposte avanzate da Marina Silva vanno dalla privatizzazione della Banca Centrale alla ricerca di investimenti stranieri per l’esplorazione dei giacimenti di petrolio non convenzionale, anche noti come “pre-salt”, scoperti al largo della costa del sud-est del Brasile. Ma anche della privatizzazione di Petrobras, l’industria petrolifera di Stato. Tutto ciò va in netto contrasto con le politiche del PT, il partito di Lula, che ha dato priorità alle politiche sociali, ai progetti di integrazione regionale e dell’interscambio Sud-Sud, e al ruolo attivo dello Stato.

Una prospettiva, dunque, che ha sollevato interrogativi inquietanti.  Diversi siti di controinformazione in Brasile indicano addirittura nelle CIA l’omicida politico del candidato socialista Eduardo Campos.  Del fatto che Campos sia stato assassinato è fermamente convinto il giornalista americano Wayne Madsen, che in un articolo pubblicato lo scorso 3 settembre sulla testata on line Strategic Culture Foundation,  argomenta la sua tesi  dichiarando che “la Silva, che è una sostenitrice israeliana aderente ai raduni della Chiesa Pentecostale di Dio, è molto più a favore degli affari economici e degli statunitensi rispetto alla Rousseff del Partito di sinistra dei Lavoratori brasiliani. Recentemente la Rousseff, insieme ai leader membri dei BRICS di Russia, India, Cina e Sud Africa, ha creato una nuova banca per lo sviluppo che sfida la supremazia della Banca Mondiale, di gestione statunitense. La creazione della banca ha fatto infuriare Washington e Wall Street”.

Madsen, a sostegno della sua tesi,  ha acceso i riflettori su tre aspetti :  il livello di sicurezza del velivolo, un Cessna Citation 560XLS,  è ritenuto molto elevato; la scatola nera non ha registrato il volo; il velivolo era stato affittato dalla Cessna Finance Export Corporation, una divisione di Textron, un grande contractor della difesa e dell’intelligence statunitense. Inoltre il registratore di conversazioni in cabina, malfunzionante, era stato fabbricato da un altro contractor della difesa e dell’intelligence USA, la L-3 Communications”.  Siamo dunque di fronte ad una serie di elementi, che, collegati tra di loro, rendono la vicenda della morte del candidato Eduardo Campos davvero inquietante. Certo è che nelle relazioni con i paesi esteri, l’eventuale vittoria di Marina Silva significherà la rottura di tutti i grandi accordi sottoscritti dal Brasile (Brics in primo luogo), privilegiando le relazioni bilaterali con gli Stati Uniti e l’Alleanza del Pacifico. E la posta in gioco è davvero grossa.

(articolo di Madsen tradotto in italiano)

Una risposta a “Brasile, l’ombra di un omicidio politico sulle presidenziali?”

  1. È un quadro inquietante, quello descritto. Che confermerebbe fino a che punto possono spingersi gli Usa per ristabilire relazioni “solide” con il Brasile e rafforzare anche così la propria influenza su pezzi importanti dell’America Latina.

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