Peppa Pig, cotta al forno, sarebbe una delizia

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E’ vero che nei supermercati si trova ormai di tutto e la frutta e la verdura sembrano aver perso ogni stagionalità. Tanto che si possono acquistare i cavoletti di bruxelles anche a Luglio, ad esempio, così come ogni varietà di pomodori durante i mesi invernali. Facciamocene una ragione, anche perché, fortunatamente, siamo liberi di scegliere se comprarli o meno. Poi c’è una sorta di assuefazione, della quale sono vittima anche io, che spegne qualsiasi scintilla di riflessione sul tema della globalizzazione del cibo. D’altronde a chi non piace l’effetto sorpresa di una linguina al pesto durante i giorni della Merla? Quasi quasi ci fai pure un figurone…

Però ritrovarsi al Carrefour il calendario dell’avvento di Peppa Pig quando ancora porto  il segno del costume, anche se c’è tempo di merda – pardon – che ci catapulta più in avanti che indietro, scusate, è troppo. Non tanto perché Peppa Pig mi sta tremendamente (e letteralmente) sui maroni autunnali, o perché ha venduto negli ultimi due anni oltre 7 milioni di libri e raggiunge un giro d’affari di 100 milioni solo in Italia. Ma che bisogno c’è di fare pure il calendario dell’avvento e buttarlo lì, sullo scaffale dei biscotti di un supermercato, senza un briciolo di poesia e rispetto per il tempo che passa già troppo velocemente?

La cara Peppa è ufficialmente, secondo i dati di vendita, il più redditizio personaggio di fantasia del globo in termini monetari e ha più influenza di Winnie the Pooh, Peter Rabbit o Mickey Mouse. Allora, cancellare con un colpo di marketing spinto più di un mese di quiete prima che esploda il delirio natalizio, mettendo alla gogna Halloween con un semplice grugnito e battendo sui tempi la concorrenza, mi sembra un gesto crudele. E’ possibile, in futuro, che pur di vendere l’immagine di Peppa ai nostri figli, si arrivi a sostituire le renne di Babbo Natale con dei maialini rosa.

Dunque, dato che l’effetto Peppa Pig provoca, secondo “Il Messaggero”, anche un “inaspettato boom di maiali negli appartamenti, tant’è che sono sempre di più  i bimbi che vogliono come compagno di giochi non il solito cane o gatto ma un piccolo porco”, perché non cambiare il menù della tradizione natalizia italiana?

Scordiamoci il tacchino, i tortelli in brodo o il pesce al forno con l’insalata di rinforzo. E dato che non ci sono controindicazioni al fatto di tenerli in famiglia, come sostengono i medici veterinari, salvo il fatto di “portarli con sé in giro per la città, che non è consigliabile per il loro benessere», perché non adottiamo tutti quanti una famiglia di maialini rosa, magari nani, così ci stanno nei forni di casa – anche in quelli a microonde? Li alleviamo con cura e amore, ci giochiamo qualche mese, finchè non diventano abbastanza cicciotelli.

Così, finalmente, oltre ai peluches, costruzioni, costumi di carnevale, lenzuola, orologi sveglia, da polso, zainetti, mutande, magliette, felpe, cappellini, macchine radiocomandate, teli mare, biglie, occhiali da sole, set bowling, lavagne magiche, tappeti, puzzle, caschi per biciclette, quaderni, dizionari, penne, gomme, temperini, pennarelli, astucci, sacchi a pelo, tende da sole, ombrelloni, fabbriche di ghiaccioli, fazzoletti di carta, tovaglioli, piatti, bicchieri, cannucce, tricicli, felpe, monopattini, computer, calzini, memo, giochi, giochi educativi, giochi all’aperto, giochi erotici, fake, pizze, biscotti, caramelle, avremo anche il piacere di assaggiarla, la cara Peppa, cotto al forno, la sera di Natale. Oinc.

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