“Sai cosa succede, quando invecchiano, alle donne che hanno trascorso tutta la loro vita esercitando la prostituzione?”

amorosa_4

“Dopo i vent’anni ho partorito sei volte, tutti maschi, e il fatto è che nella prostituzione una perde le cautele, resta incinta e poi ai miei tempi bevevo molto, non sapevo mai di chi era il bebè. La mia famiglia non esisteva, non c’era affetto, mancava la comprensione del padre e della madre e c’erano solo problemi e violenza, per questo me ne sono andata così”.

Sessanta, ottantamila, chi può dirlo ormai. Il numero di morti in Messico a causa delle violenze collegate al traffico di droga non si contano più. Ma la violenza, purtroppo, non avviene solo per mano dei cartelli. Padri, fratelli, sconosciuti e amici. Troppi uomini ancora maltrattano e uccidono le donne. Sei al giorno, dicono le stime. Tant’è che il femminicidio in messico è stato definito una vera e propria”pandemia”.  Rapimenti, stupri e corpi abbandonati in cassonetti. Tra queste vittime ci sono figlie, sorelle, mogli, amiche e prostitute, considerate corpi senza anima, carne da macello da torturare, seviziare o mutilare. Tuttavia, in questo inferno, dove regnano maschilismo e l’omertà, riesce a fare breccia anche una profonda umanità.

E’ il caso di  Casa Xochiquetzal, un vecchio edificio che nasce nel cuore di Tepito, il quartiere popolare più famoso e, forse, pericoloso dell’America Latina.  E’ un esempio unico al mondo per il suo genere, perché ospita ex prostitute in difficoltá economiche o psicologiche e senza casa. Donne che hanno passato una vita intera per le strade di Città del Messico a vendere piacere. Donne che hanno subito violenze inaudite e si sono ritrovate sole come cani randagi.

Questa singolare casa di riposo è stata fondata nel 2006 ospita oltre 200 donne al di sopra dei 55 anni. Molte lavorano ancora, non hanno famiglia (o la famiglia nella maggior parte dei casi le ha dimenticate e ripudiate) e hanno scelto di non vivere più per le strade, senza assistenza sanitaria, rischiando la vita e senza nessuna dignità. Il comune ha messo a disposizione l’edificio e fornisce il vitto, mentre il resto delle spese è sostenuto dalle donazioni e  dal lavoro di associazioni come Mujeres de Xochiquetzal e Semillas, dai volontari che collaborano al mantenimento, come artiste e intellettuali. 

“Per una scelta della direzione di questa specialissima casa di riposo la discrezione e il rispetto delle inquiline sono d’obbligo. Non ci sono targhe all’esterno del palazzo, né citofoni o cassette delle lettere. L’enorme portone di legno dell’entrata è l’unico elemento distintivo, un varco che fa sparire magicamente i rumori e ferma il tempo. L’oasi è fatta per introdurvici lentamente, per calpestarla in silenzio senza troppi scatti fotografici o parole al vento”. (Tratto dall’articolo pubblicato sul numero 20 della rivista IL REPORTAGE)

Casa Xochiquetzal offre a queste donne vitto, alloggio e cure sanitarie, oltre a corsi e altre attività. Offre soprattutto condivisione e senso di appartenenza. “Già verso il 2001 nasce l’idea di creare una casa di riposo di questo tipo ed è Carmen Múñoz, leader delle sexo-servidoras della zona, a lanciare la proposta con alcune militanti femministe e con la scrittrice Elena Poniatowska” spiega  la direttrice, Jessica Vargas. Le storie sono tante, drammatiche. Come quella di Carmelita, mancata due anni fa, all’età di 76 anni. Aveva cresciuto i suoi due figli grazie al lavoro da prostituta. Da qualche tempo si dedicava a vendere dolci per la strada per racimolare qualche soldo e un giorno, mentre lavorava, fu investita da una macchina che le fratturò il bacino. Il primogenito la curò per sei mesi, ma quando fu il turno del figlio minore, questi si tirò indietro. Scaricando la colpa sulla moglie che, a suo dire, aveva minacciato di lasciarlo, abbandonò sua madre a una fermata della metro, come fosse un cane. Dopo essere sopravvissuta tra stenti e carità per qualche settimana in una stazione degli autobus, Carmelita fu accolta nella Casa Xochiquetzal, solo per un po’, prima di morire lontana dalla famiglia ma vicina alle compagne di Casa Xochiquetzal.

amorosas15364141e4f3b1“Sai cosa succede, quando invecchiano, alle donne che hanno trascorso tutta la loro vita esercitando la prostituzione?”. Partendo da questa domanda, all’inizio del 2014 è stato pubblicato un libro –  Las amorosas más bravas – frutto del lavoro durato 5 anni della fotografa francese Bénédicte Desrus e della giornalista messicana Celia Gómez. Di seguito alcuni scatti che rivelano la drammaticità e la forza vitale di queste donne.

fotografie Benedicte Desrus

 

error: Content is protected !!