Caro Tenzin, viva la gnocca!

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Ho sempre pensato che il Dalai Lama fosse un gran furbacchione. Con quella faccetta un po’ così, quegl’occhi piccoli e strizzati, le manine sempre giunte in petto. Con tutto il rispetto che merita. Vi dico questo perché è di oggi la notizia, riportata da alcune testate nostrane, che la massima carica spirituale buddista ha dichiarato, in una intervista alla BBC, che se il suo successore sarà una donna, allora dovrà essere «molto, molto attraente», altrimenti «non serve a molto». A parte i molto di troppo, c’è da dire che ha perfettamente ragione.

Sono lontani, ormai, i tempi in cui il discepolo Richard Gere assoldava seguaci per la causa buddista a suon di fascino hollywoodiano. E nemmeno il  libro “Lettera alle donne” (Rizzoli, 2009), dove il monaco dei monaci elogia il potenziale femminile, condannando le logiche culturali del potere maschilista, ha dato chissà quale contributo alla causa.  Allora ecco l’arma segreta: la gnocca. Che ha, da sempre, il potere di reclutare seguaci in ogni dove (qui in Italia di sicuro, tutti buddisti diventeremmo) e diffondere la pace nel mondo. Levata di scudi da parte del mondo femminista e non solo. Certo, l’intervista ha spiazzato un po’ tutti.

Ma andiamo, suvvia! Tenzin (Tenzin Gyatso si chiama all’anagrafe il nostro Dalai) è così, ve l’ho detto. Un gran furbone. Un po’ come papa Francesco,  che durante il discorso di presentazione da neoeletto ha esordito con un  “buonasera a tutti”. Grandi uomini di marketing i lider religiosi, altroché.  E il caro Tenzin ha compreso perfettamente che tira più un pelo di discepola che un carro di buoi. E’ il marketing, baby!

Sì, tutto qui.

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