Peeple, la App più agghiacciante della storia.

Sì, agghiacciante. E’ l’unica definizione che mi è venuta in mente per Peeple. Comincio subito con i convenevoli spiegandovi cos’è. Cercherò di condensare tutto in un paragrafo facendo un semplice, spoetizzante ma efficace copia-incolla da qualcuno che si è preso la briga di studiarsela per bene (a parte i miei personalissimi commenti in corsivo che non vanno presi come oro colato). Lo potete trovare qui, se volete, l’articolo autorevole ed esaustivo. Ora leggiamo tutti insieme il testo incollato:

Peeple è (o sarà, ma speriam di no) una App per recensire le persone che permetterà agli utenti di assegnare una votazione e un commento ai conoscenti. Il sistema di punteggio si basa sulle celebri cinque stelline, mentre le categorie prese in considerazione sono quella lavorativa, personale e romantica. Il sistema prevede che un utente iscritto al servizio possa inviare la recensione di qualsiasi persona (quindi anche non iscritta e a cui non frega nulla esserlo) sulla faccia della terra, ma secondo alcune regole precise. Innanzitutto per scrivere una valutazione bisogna essere maggiorenni (ahbè, allora...), avere un profilo Facebook (ahbè, allora II..) e pubblicare ogni commento con il nome reale. Inoltre, nel caso in cui la persona che si va a giudicare non sia già presente nel sito, per aggiungerla bisogna dichiarare di conoscerla inserendo il suo numero di cellulare (alè, un’altro fubbbo escamotage per rimpolpare Big Data). Le recensioni positive vengono postate immediatamente; quelle negative invece vengono tenute da parte per 48 ore in caso ci siano dispute a riguardo (dispute??). I profili delle persone che non sono registrate al servizio, e quindi non possono contestare eventuali recensioni negative, mostrano solo le recensioni positive. Inoltre Peeple ha vietato una serie di cattivi comportamenti, inclusi volgarità, sessismo e le discussioni che riguardano malattie e in generale condizioni di salute (certo che se leggi cose del tipo “carina ma soffre di aerofagia, beh…).

Ok, ora provo a condensare in un  unico paragrafo due o tre considerazioni non banali, oltre a quelle scritte tra le parentesi. Il panorama apocalittico che si spalanca nel nostro futuro prossimo potrebbe essere il seguente. Prima di: uscirci a cena, concludere un affare, andarci a letto, andarci insieme al cinema, bere-il-caffè-la-mattina-alle-otto-fuori-da-scuola-quando-fuori-piove, condividere un gruppo, l’ennesimo, whatsapp, chiedere di prenderti il figlio perché sei incasinata e non arriverai in tempo, prestare due euro per il parcheggio, consigliare un libro, consigliare il parrucchiere di fiducia…insomma, prima di farci qualunque cosa con una persona, cercheremo conforto e certezze, come facciamo ora con TripAdvisor per gli hotel e quant’altro, consultando Peeple. E cioè, controlleremo il numero di stelline e di commenti più influenti sulla persona con cui ci dovremo relazionare. Seconda considerazione, meno scontata e non battuta dai pedagocisti e neuropsichiatri infantili (che già prevedono suicidi di massa per crollo autostima) è la faccia delle due fondatrici, Julia Cordray e Nicole McCollough. Non so quale sia Julia nè quale sia Nicole, ma tanto fa lo stesso perché l’ordine dei fattori, ahimè, non cambia il risultato. Eccole:

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“Siamo due imprenditrici empatiche che lavorano nel mondo della tecnologia: vogliamo diffondere amore e positività e operare con tatto”. E queste due, pensate,  con questa grandissima boiata,  hanno raccolto, per ora, investimenti per 7,6 milioni di dollari. C’è qualcos’altro da aggiungere? Direi di no.

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