Tardigrado, un immortale in mezzo a noi. Ecco come scovarne uno

Milano, 8:11 circa, non molto tempo fa, in un bar di via Marsala:

“Eddai cavolo! Una volta scrivevi di brutto, pubblicavi post giorno sì, giorno no. Aspettavo sempre di leggere qualcosa di tuo…”.

(sospiro)  “… ho da fare…” e la liquido così: “… leggere notizie su notizie per poi commentarle è un lavoro non banale, credimi. Sono pigra, ho la testa su altre cose ora”.

Una volta tornata a casa con sto fardello del “ma perché non scrivi più?”, ho acceso il pc e mi sono imbattuta in un Tardigrado. Non so esattamente come ci sia arrivata a lui. Nè tantomeno come lui sia arrivato a me. Non ricordo. Fatto sta che mi ha stuzzicato la tastiera. E allora eccomi qui a dare un contributo alla divulgazione scientifica e alla categoria dei “non avevo di meglio da leggere”. E ‘ vero, ci sono le polveri sottili tra i piedi, Trump tra i maroni, il virus Zica che dilaga,  l’eco del family day, Grillo che torna sul palco e la nostra piccola politica che richiama tutte le galline politiche e mediatiche del pollaio. Di roba più interessante ce n’è a bizzeffe, ma io ve lo faccio vedere lo stesso, il Tardigrado:

destaoso

Ha un che di tenero e ripugnante allo stesso tempo. E ‘ minuscolo e invertebrato, misura tra i 0,05 e i 1,5mm e vive un pò ovunque: sulle felci, nel muschio, nell’acqua, nel deserto, nello spazio. E poi, resiste a qualsiasi condizione estrema: a temperature fino a -200°C e 151°C; ; in mancanza di ossigeno; in mancanza di acqua fino a un periodo di dieci anni; a livelli di radiazione a raggi X 1000 volte la dose letale per l’uomo; alla maggior parte delle sostanze chimiche nocive; all’ebollizione nell’alcool; alla bassa pressione di un vuoto, come quella dello spazio; all’alta pressione (fino a 6 volte la pressione della parte più profonda del mare); infine, congelati, in un blocco di ghiaccio per decenni.

Ed è proprio questa l’ultima scoperta che ha fatto godere fior fiore di scienziati (e me, che poco c’entro ma sono una curiosa di natura); i ricercatori dell’Istituto Nazionale di ricerca polare a Tokyo hanno, appunto, scongelato e rianimato due di questi animaletti microscopici facenti parte di una serie di campioni, raccolti in Antartide nel 1983. Mentre uno dei due rianimati è morto dopo appena 20 giorni, il secondo è riuscito a riprodursi, deponendo 19 uova, 14 delle quali si sono schiuse. Sti cavoli.

Anche se il Tardigrado è una vecchia conoscenza della biologia, solo negli ultimi anni i ricercatori stanno cominciando a comprendere come questi organismi siano in grado di sopravvivere ovunque e di “resuscitare”, per esempio, dopo un’essicazione. Roba da fantascienza spinta. Capisco che la cosa in questo momento non vi tocchi molto. Toccherà, forse,  coloro che sono interessati a farsi  criogenizzare o roba simile. Comunque, leggi che ti leggi, ho scovato pure un sito che insegna a trovare e a prendersi cura di un Tardigrado.

E io, ovviamente, non ho resistito. Dunque, si tratta di raccogliere del muschio o dei licheni, preferibilmente molto umidi, e di metterli in una capsula di Petri (avrete tutti un microscopio a casa, immagino). Poi bisogna  inumidire  il muschio, in modo che rimanga un centimetro di acqua distillata/pioggia nella capsula di Petri. L’acqua renderà molto attivi i Tardigradi, che devono stare a bagno e sguazzare nel liquido per 8 – 24 ore. Dopodiché si  strizza il muschio, come una spugna, e si fa colare l’acqua nella capsula.

Se sei fortunato, lo trovi. Ovviamente al microscopio. Io no so voi, ma qui in casa, di microscopi, ne abbiamo due. Regalati prematuramente ai miei figli anni fa. E che metterò in funzione appena riesco a trovare un pò di muschio…o una manciata di licheni. Perché ho deciso di cercarlo. E se riesco a trovare un Tardigrado ve lo faccio sapere. Promesso.

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