Liberiamo i capelli dalle convenzioni e dalle giornaliste

Eccomi qui ancora a parlare di donne che giudicano altre donne. Sia chiaro che questo blog non impugna bandiere né vuole prendere per forza di mira giornaliste che la fanno fuori dal vasino. Ma ieri ho letto un articolo che mi ha lasciata un tanto basita. Questa volta è toccata alla signora Anna da Re, che scrive per Donna Moderna. In un suo post del 4 luglio scorso, ha fatto un elogio allo stile e alla sobrietà di Daria Bignardi, la quale, secondo la giornalista, “ha esordito nel suo ruolo di direttore di Rai Tre dando delle regole di sobrietà ed eleganza non vistosa”. E fin qui, tutto bene.

daria-bignardi.600Questo è il suo nuovo look. Può piacere o non piacere, perché il punto non è decidere se la Bignardi stia bene o male. Sono affari suoi. Ma alla signora Da Re pare piaccia moltissimo, e nel suo post, scrive:

“È sempre stata molto elegante, con un tocco personale e una giusta considerazione della moda.
Ma questa volta lo era di più.
Aveva un bellissimo giaccone rosso, una semplice camicetta, pantaloni e sandali semiaperti.
E i capelli corti, grigi o meglio sale e pepe.
E niente trucco.

Perché sì, quando si arriva ai cinquanta è ora di smetterla di fare le ragazze.
Anche se si resta ragazze dentro.
Ci si taglia i capelli, si smette di tingersi del colore che si aveva da giovani, si va verso il grigio e le sue varianti.
Ci si trucca appena, si cura la pelle con molta attenzione, si mette una spolverata di fard e un po’ di mascara. Al limite dell’invisibile.
Ci si veste. Anche con forme decise e colori forti. Che se si accompagnassero ad una chioma fintamente giovane e ad un trucco marcato ci renderebbero ridicole.”

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Al netto del ruolo istituzionale che richiede un “power dressing” decoroso, cosa ovvia santo cielo, mi dica, Anna Da Re, chi è lei per dirci, a noi donne tutte , come dobbiamo portare i capelli? Chi è lei, Anna Da Re, per darci lezione, a noi tutte, di stile? Chi è lei, Anna Da Re, per giudicare chi, arrivata alla cinquantina, decide di portare i capelli lunghi e tinti? Scegliere uno stile personale non significa escludere gli altri.

E poi, mi scusi, questa “cinquantina”, nel suo post, suona troppo come una data di scadenza. Dopo la quale il prodotto diventa avariato. Dopo la quale è ammesso solamente un look castigato. Ora, nella sua biografia su Donna Moderna, c’è scritto: i libri e la moda li ha sempre amati. Ma la moda era frivola e superficiale, ed è toccato ai libri avere la meglio. Sono diventati il suo lavoro: è digital PR e promuove i libri online. La moda è rimasta una passione coltivata in sordina. Poi arrivata ai cinquanta, ha deciso di fare la fashion blogger.

E se io, arrivata alla cinquantina, decidessi di tenermi i capelli lunghi, anzi, lunghissimi, invece di fare la fashion blogger?

Per gli Indiani Navajo i capelli rappresentano la parte del corpo più vicina ai pensieri; noi li abbiamo trasformati in convenzione. Mi vengono in mente donne meravigliose, donne anziane, che portano i capelli lunghi, tinti, ebbene sì, e che oltre alla “spolverata di fard” e al poco di mascara (al limite dell’invisibile, come dice lei) usano pure il rossetto! Rosso, per di più! Santo cielo…siamo ancora qui a parlare di questo.

Lo dica al presidente della Camera, la signora Boldrini, che ha una chioma meravigliosa e un ruolo istituzionale, di 180334510-690x970tagliarsi i capelli e farli “sale e pepe”. O a Julianne Moore, splendida più che mai a 55 anni (oltre la data di scadenza!!) con quei capelli lunghi e rossi. Sembra “fintamente giovane”, per caso? E poi – ma questo forse lo sa già – è avvilente che le critiche e i commenti arrivino spesso e volentieri dalle altre donne. I tempi delle medie sono finiti cara Anna Da Re, smettiamola di darci addosso.

Sa, quando mi immagino tra qualche anno, mi immagino ancora più libera di quanto non lo sia ora. Magari ancora con i capelli portati lunghi, se reggono in salute, perché no? Il colore? Si vedrà, bianchi, neri, marroni. Di sicuro non starò ad ascoltare i suoi “consigli”. Perché spero di diventare ancora meno schiava dei cliché, dei dettami della moda, dei giudizi degli altri.  In fondo è questo il tesoro che si trova in fondo all’arcobaleno. O no?

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