Se l’assistente vocale ti complica la vita

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Ciao e buon anno. Agli inizi di gennaio, la CNN ha riportato una notizia curiosa: una bambina di sei anni abitante a Dallas, ha ordinato tramite Amazon Echo una casa delle bambole da 170 dollari e circa due chili di biscotti assortiti. I suoi genitori avevano attivato lo speaker senza mettere le restrizioni, come i codici di conferma degli ordini. Echo è sempre connesso al Web (disponibile per ora solo negli USA) e si controlla principalmente attraverso la voce. Le sue funzionalità sono estremamente variegate, tra le quali quella di fare acquisti on line. In poche parole, la bambina ha espresso il desiderio al comando Alexa, l’assistente vocale di Amazon Echo, testualmente così: “Alexa, can you play dollhouse with me? Can you  get me a dollhouse and some cookies?”. E Alexa, ubbidiente come poche, ha ordinato ciò che le era statao richiesto.

Ma la storia non finisce qui. Quanto accaduto è stato ripreso in seguito dai telegiornali locali, i quali hanno riportato la frase della bambina durante la messa in onda. Morale: nelle case dove la tv era accesa e che avevano a loro volta Amazon Echo attivo, è partito lo stesso ordine. E così sono state consegnate svariate case delle bambole da 170 dollari e mega confezioni di biscotti assortiti in tutta la zona.

Raccontata così, la notizia può sembrare comica.  E invece deve farci riflettere. Più che una imminente rivolta delle macchine, questa storia rivela quanto noi siamo ancora impreparati a gestirle, le macchine. Amazon, attraverso questo assistente vocale intelligente, garantisce una modalità di interazione con i servizi «senza alcuna frizione». Non serve guardare uno schermo, si chiama semplicemente «Alexa» – peraltro pare non serva nemmeno urlare, basta sussurrare –  e le si chiede di ordinare una pizza, un auto di Uber o le informazioni sul traffico per andare in ufficio.

Certo è che l’intelligenza artificiale rappresenta una grande opportunità per facilitarci la vita o rimbecillirci. A voi il dilemma. Ma al tempo stesso può generare rischi difficili da prevedere e da gestire. Non a caso un cospicuo gruppo di ricercatori ed esperti di intelligenza artificiale (tra cui Elon Musk, Stephen Hawking, Steve Wozniak e Noam Chomsky) ha sottoscritto una lettera aperta presentata durante la International Joint Conference on Artificial Intelligence di Buenos Aires nel 2015, dove chiedono di bandire a livello globale per lo sviluppo degli armamenti autonomi. Perché il nodo della questione è e sarà il controllo. O la sua perdita. Come nel caso della famiglia di Dallas, che se l’è cavata con una casa delle bambole e dei biscotti assortiti. Poteva andare peggio.

 

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