Se lo Yoga arrivasse (finalmente) nelle scuole

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“Ma come fanno i tuoi figli a fare Yoga? Cioè, voglio dire, come fanno a stare fermi? Figurati, il mio non riuscirebbe nemmeno a sedersi a gambe incrociate per qualche secondo!”.

“Ma no, guarda, in fondo è solo una questione di ascolto…”

“Ascolto? Appunto, lui non ascolta me, figurati una maestra di Yoga che gli chiede di stare fermo!”

Noi adulti  difficilmente confidiamo nelle potenzialità dei bambini, soprattutto quando si tratta di praticare il silenzio e l’ascolto. Forse perché nemmeno noi sappiamo ascoltarci o ascoltare quello che dicono gli altri. Ragionando sul presupposto di avere già le nostre risposte, figlie di convinzioni radicate.  E facciamo di tutto per colmare i vuoti, gli spazi e i silenzi, spesso scomodi. Nel caso dei bambini, lo facciamo anche riempiendo le loro giornate di corsi, amichetti, impegni e attività di ogni genere. Credendo così di soddisfare i loro e i nostri bisogni, e vivendo in una costante accelerazione che travolge noi e loro come un vero rullo compressore.

yoga-bambiniL’epilogo normale di un percorso di questo tipo è che i bambini, una volta diventati adolescenti, si scoprono incapaci di riconoscere le proprie emozioni. E così ci ritroviamo tutti, adulti compresi, in balia dei turbamenti che la pubertà porta con sé senza avere gli strumenti per comprendere e governare al meglio un passaggio cruciale nella maturazione dei nostri figli. Ma c’è un aspetto che noi genitori, al pari di educatori e di tutti coloro i quali  hanno a che fare con lo sviluppo della persona, dimentichiamo: la dimensione del corpo. Perché tutto ciò che riguarda la sfera emotiva passa inevitabilmente attraverso di esso.

Nella  cultura dominante si tende ad associare la padronanza di sé con la perfetta forma fisica. E a differenza di quanto avviene nella cultura orientale, nella nostra società il nostro è considerato un corpo macchina. Allenato esclusivamente al raggiungimento di una vittoria, di un significato o riconoscimento fuori dal prorio Io . Ecco perché tendiamo a far praticare attività fisica ai bambini, nella convinzione che crescano più sani e più forti e che lo sport possa disciplinare la loro mente. Questo aspetto è in totale contrapposizione con la cultura orientale, che vede nell’esercizio fisico anche un mezzo per arrivare all’essenza del proprio essere.

Il senso della pratica dello Yoga nelle scuole è allora quello di  avvicinare i bambini, fin da piccoli, al silenzio e all’ascolto. Favorendo il ricongiungimento tra corpo, mente e cuore. I bambini sono perfettamente in grado di praticare Yoga quando è calibrato e adattato al loro mondo. La pratica può aiutarli a prendere coscienza della relazione con sé stessi e con gli altri, lavora sul corpo sciogliendo le tensioni , li porta gradualmente a percepire il respiro e la sua relazione con le emozioni. Il respiro è un veicolo straordinario, soprattutto nei momenti di rilassamento e di concentrazione, di cui  i bambini oggi, tempestati come sono di sollecitazioni di ogni tipo, avrebbero un gran bisogno. Anche perché crescono plasmati da una cultura dell’immagine, che contempla il corpo su un piano prevalentemente estetico, separandolo dalla sfera spirituale. E per questo associano, erroneamente, la padronanza del Sé con la perfetta forma fisica.

L’insegnamento della pratica dello Yoga nelle scuole, fin dalla materna, potrebbe infondere nei ragazzi l’idea di un unico corpo, costituito da mente, spirito e materia, aiutandoli peraltro a recuperare quella lentezza di cui ormai non sono più capaci. Perché la pratica costante è un cammino di crescita interiore, che arricchisce e permette di adattarsi al meglio alle situazioni, per accettare se stessi e gli altri. Così come sono.

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